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    La casa degli spiriti

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    Messaggio  Meganoide Mar Lug 19, 2016 12:03 am

    Ho finito di leggere il romanzo d'esordio della Allende, e posto un breve mini recensione.

    Come avevo preventivato, lo stile è molto influenzato dai predecessori che si rifanno al postmodernismo letterario di matrice sudamericana (in particolare al filone del realismo magico).
    Ma, a differenza del capolavoro di Marquez, ovvero Cent'anni di solitudine, la Allende utilizza un intreccio meno onirico e complesso, e anche le parti "magiche" sono minori e concentrate solo su certi aspetti.
    Tuttavia la struttura è simile, e in entrambi vi è l'esposizione di un'intera storia famigliare attraverso le generazioni che la compongono.
    È interessante il fatto che l'autrice non voglia utilizzare la suspense per catturare il lettore, in quanto l'opera comprende moltissime anticipazioni del futuro (alcune lievemente fuorvianti), che danno al lettore un quadro della situazione prima dell'arrivo degli avvenimenti.

    Idealmente la storia può essere divisa in 3 blocchi:
    -Il primo narra le vicissitudini della famiglia Del Valle, ed è sicuramente la parte più ispirata a Cent'anni.
    Qui il realismo magico è evidente, e permea gran parte della sezione (che comunque rimarrà fino alla fine nel personaggio di Clara).

    -La seconda parte parla della famiglia Trueba, composta dalla più giovane figlia dei Del Valle che va in sposa ad Esteban Trueba, un giovane senza risorse che riesce in modo notevole a far fruttare la sua antica proprietà di famiglia e diventa un ricchissimo e potentissimo proprietario terriero. In questa sezione si succedono le generazioni, ed entrano nella storia i figli della coppia.

    -La terza sezione, quella dive arrivano i nipoti della coppia, è quella maggiormente politicizzata, con il vecchio Esteban governatore e i venti socialisti che spirano nella nazione.
    Questa sezione è la più intensa in assoluto, e la parte che descrive il colpo di stato e da brividi per intensità, tanto che rapisce il lettore e lo lascia andare solo alla fine (è evidente che la Allende ha vissuto quel periodo in prima persona, e vi sono momenti toccanti come quello del funerale del "Poeta").

    Nonostante lo stato in cui è ambientata l'opera sia indefinito, è evidente che si riferisce al Cile per via di alcune personalità implicitamente citate e per via del colpo di stato: il "Poeta" è Pablo Neruda, e il Presidente (precedentemente conosciuto come "Il Candidato") è Salvador Allende.
    Come parecchi romanzi di quella terra, la componente politica è forte e si apprezza di più con un'infarinatura sugli avvenimenti, ma comunque l'intensità è tale che anche un profano apprezzerebbe quelle parti.
    L'opera in se è molto scorrevole, e riesce a descrivere molto bene l'evoluzione del contesto politico del periodo in cui è ambientata (senza però rinunciare a quel tocco di "magia" ed elementi onirici che la permeavano dall'inizio).
    Davvero un ottimo romanzo, che cresce di pagina in pagina fino a un finale decisamente forte.

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